Una cosa divertente che David Foster Wallace se la sognava: la maternità #1
La gravidanza e la maternità difficilmente sono come te le eri immaginate. Avevano ragione le nostre mamme quando dicevano «potrai capire solo quando diventerai mamma anche tu». Insomma, rimani incinta e pensavi di essere ampiamente preparata, l’hai pianificato, hai studiato tutto, ti sei rivista in streaming pure Senti chi parla. E invece.
Quando rimani incinta, siccome la comprensione di quanto avviene è parecchio difficoltosa, la prima cosa che fai è cercare disperatamente qualcuno che ti capisca nella tua confusione. Di solito uno si affida agli amici ma la brutta notizia è che, con la gravidanza, tra te e i tuoi amici non incinti, si alzerà una barriera di incomprensione e incomunicabilità anche se – oh, sì – saranno felicissimi della notizia, ti abbracceranno e saranno animati dalle migliori intenzioni.
Adesso che sono mamma mi viene da scusarmi fortissimo con amiche che hanno figliato prima di me, perché solo ora mi è chiaro che regalare la bambolina non bastava mica e neanche dire «uh, che bello che è il tuo frugolo». Ma non ci avevo capito nulla neanche quando mia mamma è rimasta incinta per la terza volta e io avevo già 16 anni. Me l’annunciò al tramonto, lei che scostava delicatamente le tende e guardava fuori dalla finestra. Le scese una lacrima e mi disse «ti devo dire una cosa, sono incinta». Io le risposi, «MA SEI PAZZA MI HAI FATTO PRENDERE UN COLPO» – no, seriamente – pareva dovesse comunicarmi una malattia mortale. Nel frattempo che piangeva, bofonchiando cose del tipo «…e adesso come faremo a mandarti all’università», le dissi «per favore ripijati, è una bella cosa, sono felicissima!». E lei singhiozzando «sì, sì, certo ma… non puoi capire».
Nel frattempo, il fratellino era nato, era bellissimo e lo adoravamo tutti. Cosa diamine c’era da capire?
Torniamo all’annuncio fatto agli amici. Ci sarà di sicuro quello molto contento, ma ci saranno anche quelli in piena singletudine, oppure nella fase aperitivi-concerti-postadolescenza, che ti guarderanno come fossi un mostro che pretende di parlare di maternità dalla mattina alla sera. Pazzesco. E per non passare per quella incinta-da-due-giorni e-già-rompi, fingerai noncuranza, scazzo e anche un po’ di noia. Ma tanto agli aperitivi non ti ci inviteranno più: sei incinta, non puoi bere! A quel punto l’incinta realizzerà che, in effetti, non gliene fregherà assolutamente più niente né degli aperitivi, né dei problemi dei suoi amici, che non percepirà più neanche come problemi ma come caccolicchie, scemenze totali, pinzillacchere, soprattutto se il giorno dopo deve fare il b-test e la translucenza nucale, mentre il problema dell’amico è «come mai quella non richiama?».
E allora, dove può andarsi a rifugiare una futura mamma per trovare affetto, comprensione e risposte a tutte le sue migliaia di domande? Facciamo un passo indietro. Una futura mamma si è comunque già rifugiata e consultata con la mamma e poi con le cugine che hanno già figliato e con le amiche al terzo figlio. Poi va, se possibile, dalla nonna, dalla vicina di casa e, come dicevo in un altro post, su forumalfemminile. Ma non basta. No, non basta. La verità è che quando sei incinta diventi una bomba d’egocentrismo. Tu porti la vita, tu vuoi l’attenzione dell’universo! Ed esiste un posto al mondo dove puoi lasciar tracimare tutto il tuo folle invasamento materno?
Ebbene, sì. Un posto così esiste davvero. Un posto dove le neomamme hanno tutta l’attenzione del mondo, sono riverite, coccolate e tappeti rossi vengono srotolati al loro passaggio. Questo posto è l’enorme megastore Prénatal che, guarda il caso, si trova praticamente dietro casa mia. Prima di entrarci, e appena scoperto di essere incinta, avevo spiattellato a gran voce questo proposito anticapitalistico: mio figlio non dovrà avere tutto e subito ma solo lo stretto necessario. Le cose dovrà sudarsele, se le dovrà meritare – sì, anche da neonato -. Dopodiché sono entrata da Prénatal e tempo due secondi già avevo riempito il carrello di tutine piccolissime, scarpine piccolissime, calzini piccolissimi, guantini piccolissimi, cappellino a forma di orso piccolissimo. Ero capitata nella casetta delle meraviglie piena di cose bellissime, stupendissime e piccolissime. Da sfracellarti il cuore. Mentre mi aggiravo tra gli espositori rapita da tanta meraviglia, si è avvicinato un piccolo folletto festante, cioè la commessa, che si è presentata con un «ma ciaoooo, bellissimo nuovo pancione!». Mi ha abbracciata, io quasi piangevo. Tempo 5 minuti ed avevo la Prénatal card. Al minuto numero sei mi ero iscritta a tutte le newsletter possibili e segnata a dei corsi ad hoc organizzati apposta per le future mamme. C’era pure quello con Tata Lucia! Il negozio Prénatal era diventato una specie di tempio da frequentare almeno tre volte a settimana, più la domenica trascinandoci il futuro padre che poteva divertirsi nella sezione passeggini, navicelle e tris, enorme come un concessionario della Volkswagen a Monaco.
Lì c’era la soluzione ad ogni problema. Montagne di biberon e ciucci di ogni forma, dimensione e colorazione, anti-rigurgido, ergonomico, autoriscaldante, termoautonomo e con servosterzo. E bavaglini di ogni tipo, e scaldalatte automatici, e lettini autocullanti, e cascate di prodottini per fare il bagnetto, e giocattoli bellissimi ed enormi peluche e cuscini morbidissimi dove rotolarsi e rotolarsi e rotolarsi in un trip lisergico di quelli che giusto ad Amsterdam.
Adesso che il pupo ha più di sei mesi, quando ci arriva il catalogo con le nuove offerte lo sfogliamo come se fosse un album di figurine panini: celo, celo, celo, ehi, questo ci manca! Andiamo a comprarlo immediatamente, vedi il pupo già si lamenta. [Pizzicotto al pupo che stava sul divano per fatti suoi a studiare con una concentrazione pazzesca, il frullare delle sue dita]. Abbiamo raccolto una quantità imbarazzante di punti regalo, solo che la Prénatal a questo punto dovrebbe darci direttamente un pacchetto azionario.
La storia finisce con tanti sensi di colpa consumistici. Se anche voi ce li avete ho il rimedio, è un libro e si intitola “Bebè a costo zero. Come crescere felice il nostro bambino senza spendere una fortuna”. Ho comprato pure questo.
Category: Anconvescional Marketì, Fatti mandare dalla mamma | Tags: casamonica, david foster wallace, gravidanza, ignazio marino, mamma, maternità, neonato, panze pazze, piccolissimo, prénatal Comment »