Io c’ero.
A quest’ora avrei potuto fregiarmi del titolo di Giornalista della Repubblica Italiana e invece sono ancora una Laura qualunque. Siccome che è la seconda volta che il suddetto esame di accesso all’Albo Professionalissimo dei Giornalisti della Repubblica Eccetera lo rimando, vuoi per motivi di lavoro (addirittura), vuoi perché a Roma ha nevicato (addirittura), mi sto interrogando se il fato si stia effettivamente frapponendo tra me e la me medesima in veste di futura collega di Emilio Fede, di fuoriusciti del Master in giornalismo e di Sallusti (campione a caso).
Comunque, a Roma ha nevicato. Venerdì mi son fatta quattro ore di traffico (record che batte le precedenti 3 ore e 45 dell’apertura del Trony a Ponte Milvio) ma ero felice, tutto sommato, che nevicasse. Poi sabato ho bucato prendendo un cratere lunare sulla SS Pontina. Poi domenica mi sono accorta che erano andati anche i freni ma ero felice, tutto sommato, di non essermi schiantata al primo palo dell’Enel.
Nel frattempo in Ciociaria, madre, padre, sorella, fratello e gatti rimanevano senza acqua né luce per un 48 ore consecutive con successivo ammalarsi di madre e padre. I gatti tenevano in mano la situazione. Ho detto a mia sorella che – tutto sommato – mi sarebbe piaciuto vivere da cavernicola per un 48 ore, guardando scendere metri e metri di neve come nemmanco nel ’54 figliu miu. Lei ha risposto che 48 ore senza connessione mi avrebbero probabilmente ucciso. “Ah ah ah” – le ho riposto.
E adesso una romantica foto (scattata sulla Tangenziale Est, altezza Nomentana) di quella volta che nel 2012 a Roma nevicò come nell’85.
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