Intervista a Maic, frontman dei Three Eyes Left
I Three Eyes Left, a sentirli, potrebbero benissimo essere scambiati per una band originaria dell’Alabama che ha ascoltato troppe volte Blizzard of Ozz. Invece, sono tre ragazzi di Bologna che hanno appena piazzato un Ep, “No method as method, no limits as limits”, definito da Rumore un “mega-stoner di proporzioni enormi”.
Three Eyes Left, “Tre occhi rimasti”. Lo sappiamo, 333 is the half way to hell, ma te lo chiedo lo stesso: nell’ottica di quale visione del mondo avete scelto questo nome per la band?
I 3 occhi rimasti vogliono simboleggiare il terzo occhio onnisciente che è, appunto, uno e trino, l’occhio che tramite la meditazione mostra all’uomo ciò che è nascosto tra le pieghe della materia, attraverso i vari livelli di percezione; i primi due sono proiettati verso l’esterno mentre il terzo filtra e sgretola l’apparenza dei fatti e delle cose. Il nome è stato scelto perché aveva un suono ed una forma particolarmente esoterica ed evocativa, inoltre, quando spieghiamo il perché della scelta facciamo sempre bella figura.
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