Sull’Atlante degli abiti smessi di E. Seminara
Chissà perché ogni tanto mi scambiano per fashion blogger. Non lo sono e neanche mi piacerebbe esserlo, in questo universo. Se si potessero vivere contemporaneamente più vite magari sì, d’altronde se la passano bene. Non mi impegno più di tanto a trovare capi speciali e non risparmio tre mesi di stipendio per comprare la borsa firmatissima dei miei sogni. Il mio shopping preferito è da H&M, il mio armadio è la fiera dell’abito blu, del pantalone nero, del vestito a pois, delle magliette a righe. Niente di troppo originale. Però, amo le borse e adoro le scarpe; una Chanel 2.55 e delle décolleté di vernice nera Max Mara ce le ho pure io. Felicità è: trovare una Tiffany key nel Flohmarkt di Berlino; un cappottino rosso col 50% di sconto da Zara.
Saperne di moda e di vestiti non è cosa semplice. Bisogna conoscere le stoffe e i bottoni, i tagli e i materiali. Studiare gli stilisti e le loro collezioni. I teschi di Alexander McQueen non sono solo dei teschi. Jeremy Scott disegna i vestiti ispirandosi al fustino del Dash e li mette addosso a regine dello stile che non hanno mai fatto una lavatrice in vita loro. Guardatemi! Sto battendo il sistema con le sue stesse armi, sembra dire. L’estetica non si oppone al contenuto.
Volevo raccontarvi dell’Atlante degli abiti smessi, libro di Elvira Seminara, una che lo sa che i vestiti non sono solo vestiti. Non c’è differenza tra le pieghe degli abiti e della memoria e sui tessuti si dipanano le trame della vita. Ci sono i vestiti nati sbagliati (che mal si intonano alla realtà), i vestiti mimetici (che si adeguano al contesto), i vestiti sereni (che infondono un senso di appartenenza a un tempo comune), i vestiti coi loro segreti. Osserviamo con troppa poca attenzione gli armadi e i cassetti, eppure lì c’è la mappa per orientarsi dentro se stessi e fuori, nel mondo, come sa la protagonista del libro, una mamma, che la tratteggia con pazienza per sua figlia. Siamo fatti così, qui è la superficie, questo è l’abisso. La scrittura di Elvira Seminara la invidio come si può invidiare un vestito azzurro di stoffa leggera che cade a pennello su quella ragazza che attraversa la strada. Elegante, impeccabile e con quel divino gusto rétro.
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