Maturità
La notte prima degli esami sono andata a letto presto e l’ansia mi faceva un baffo, anzi, a quel tempo tutto mi faceva un baffo. All’epoca avevo il mondo in mano anche se era un piccolo mondo fatto di pomeriggi in giardino, amiche del cuore, piccoli flirt e grandi amori tragici per le rockstar inglesi. A fare il giro a piedi del centro storico ci si metteva dieci minuti e il liceo, fondato nel 1940, portava il nome dell’illustre concittadino che nessuno dei liceali sapeva effettivamente chi fosse e che cosa avesse fatto per meritarsi tanto. Ogni classe aveva la sua porzione di muretto dove si deliberava, si emanava e si monitoravano le mosse dei ragazzi più belli, mentre i tuoi compagni di classe giocavano al fantacalcio. I social network ancora non c’erano ma io avevo già scaricato illegalmente la prima canzone con Napster, almeno tre anni prima (Imagine di John Lennon). D’altro canto, in quello stesso anno anche Mark Zuckerberg si stava preparando agli esami, anche se lui, l’anno dopo, sarebbe andato ad Harvard e io all’Università degli Studi di Roma – Tor Vergata. Comunque, mentre aspettavo che i bidelli spalancassero i portoni, che io ero là dalle 7:30 della mattina in prima fila e pronta a scattare per assicurarmi uno dei posti migliori (cioè quelli in fondo alla classe), mi immaginavo l’università come una specie di Harvard, con le Aule Magne da duemila posti e gli scranni in legno e i dormitori per fare casino e Einstein, Oriana Fallaci e Robin Williams come professori. Poi, le porte si aprirono e io mi presi il posto in fondo centrale e la mia amica del cuore quello davanti a me. E così, strategicamente disposte, ci accingemmo a prendere quel 15 secco, che i bookmakers ci davano per favorite e non potevamo fare mica brutta figura. Quell’anno la professoressa di italiano, reduce sessantottina che del sessantotto aveva preservato la capigliatura pari pari a quella di Jimi Hendrix, aveva puntato tutto il programma su Pirandello e Pirandello fu, come ci annunciò all’apertura della busta ministeriale con la classe che già intonava cori da curva sud prima del derby. Prendendo la penna pensai, allora è così che ci si sente quando arriva il futuro.
Domani tocca a mia sorella e io le faccio un bell’imbocca al lupo che “tanto il peggio viene dopo” [risate diaboliche in sottofondo].
Category: Donne in corriera, Sophia 5 comments »
Giugno 21st, 2011 at 22:56
Anche la mia migliore amica era seduta davanti a me, ed anche io poi me ne sono andata a Tor Vergata. La notte prima degli esami però oltre a sognare funzioni matematiche fosforescenti, sognai anche il maledettissimo arbitro Moreno 🙂
il peggio viene dopo, è vero, ma io comunque l’esame di maturità non lo rifarei mai e poi mai. Fortunatamente non l’ho mai sognato 🙂
Giugno 22nd, 2011 at 0:07
ne approfitto per fare un in bocca al lupo alla mia ragazza…vai bea!
Giugno 22nd, 2011 at 19:56
@sallygreen: Lettere e Filosofia? Oppure dalle parti di Sogene, visti i sogni con le funzioni fosforescenti? (:
@gilles: bravo!
Giugno 22nd, 2011 at 23:31
ebbene sì, sogene e poi gli orridi palazzi grigi e verdi di ingegneria 😀
Tu Lettere e Filosofia? Chissà quante volte ci siamo beccate sul 20 express 😛
Giugno 23rd, 2011 at 20:52
Ommiodio, il 20 Express!!! L’avversione che ho maturato per i mezzi pubblici è per colpa sua!