Amy Winehouse, buried alive in the blues
Amy Winehouse è nata nel 1983, io sono del 1984. Aveva un anno in più di me, è morta a soli 27 anni. Se nasci con il rock’n’roll nelle vene, lo sai che non c’è niente da capire, lo sai che il mondo è una pietra che rotola, lo sai che prima o poi può capitarti di essere seppellita viva nel blues. Amy Winehouse non ci ha mai tenuto particolarmente a disattendere questa cronaca di una morte annunciata.
Annunciata dai media, ai quali piace di più la tragedia che il talento, siamo ora tutti consapevoli del circolo mediatico successivo alla morte di una star: ci saranno gli speciali, i commenti degli esperti, l’intervista alla madre, all’ex marito, al cugino in seconda del vicino di casa, all’uomo col cane che passeggia per Notting Hill e i fans lasceranno bigliettini e bottiglie di birra mezze vuote, in lovin memory. Qualcuno, in collegamento con lo studio, darà la colpa ai videogiochi violenti, finché il conduttore non gli dirà che “guarda, non stiamo parlando di Oslo ma della cantante drogata”. Momento Social Network: ad un minuto e sessanta secondi dal flash della morte di Amy, registravo sulla home di Facebook almeno sei status incentrati sulla “futura mitizzazione di una drogata” ed altri tre con battute di dubbio gusto circa il parallelismo con Giusy Ferreri.
Ascoltare Back to Black, ora ed allora, fa venire i brividi. Amy Winehouse ha piazzato nel bel mezzo degli anni ’00 un disco perfetto, uno dei più rappresentativi. Sì, sì. Certo. Gli anni ’00 non sono gli anni ’60 ed Amy non è Janis. Non dovremmo avere nessuna ragione per essere dei ribelli, cosa tra l’altro sostenuta da Carl Barat e compagnia, mentre ci si faceva liberamente tra i pub di Camden. Si tratta di una consapevolezza venata di humor noir ed eroina, quella che ti fa dire “the only good rockstar is a dead rock star”. Adesso rimane da fare l’autopsia e dopo il funerale e magari intonare insieme a Don McLean quei versi che dicono “Do you believe in rock ’n roll/Can music save your mortal soul?”, subito prima di “the day the music die”. “Benvenuta nel Club dei 27, Amy Winehouse.“ – le dirà Jimi – “Brian è fuori in piscina, Jim si sta facendo una doccia, lì c’è il frigobar”.
Category: I read the news today oh boy!, Music is my hot hot sex | Tags: amy winehouse, camden, carl barat, club27, tristess 4 comments »
Agosto 2nd, 2011 at 17:50
E kurt dov’e`?
Agosto 2nd, 2011 at 18:05
volevo chiederlo anche io! XD
Agosto 2nd, 2011 at 20:10
Kurt è uscito a comprare le sigarette.
Agosto 4th, 2011 at 10:54
ma non aveva smesso?